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Umbria Jazz Spring (Terni, 18 – 22 aprile) si fa in quattro:
GOSPEL, SOUL, BLUES &……JAZZ, recitano i sottotitoli della manifestazione ternana, quasi a rappresentare sinteticamente la volontà di esplorare i diversi filoni della musica Nera. Musica, in realtà, che partendo dalle sue radici afro-americane è diventata patrimonio del mondo ed espressione condivisa in tutti i continenti, anche attraverso i numerosi filoni da essa generati.
GOSPEL, il canto corale della fede e del sentimento religioso, attraverso il quale la comunità testimonia la speranza che nasce dalle parole del Vangelo.
SOUL, la forza delle emozioni che vengono dal profondo dell’anima, che poggia sulla forza trascinante del ritmo.
BLUES, “la musica del diavolo”, a cui affidare il racconto delle difficoltà materiali del vivere quotidiano, ma anche la solitudine, la malinconia esistenziale.
JAZZ, infine, in cui Gospel, Soul e Blues, trovano, assieme a molto altro (le diverse tradizioni musicali europee, non ultime quelle italiane) la sintesi virtuosa, capace di far nascere la musica più vitale e planetaria del Novecento. Ascoltata dappertutto, suonata dappertutto: il linguaggio sonoro universale per eccellenza.
Tutti questi generi, del resto, sono strettamente intrecciati tra loro, nella sostanza ancor prima che negli aspetti formali, e talvolta sono difficilmente distinguibili. Insieme, definiscono i contorni della migliore Black Music nata in territorio americano.
A tutto questo si ispira, per quanto riguarda i contenuti musicali, il festival primaverile di Terni, che dalle due precedenti edizioni eredita la formula, che prevede – come del resto avviene nei festival estivi e invernali di Umbria Jazz – eventi concentrati nel cuore della città e senza soluzione di continuità.
Durante il periodo delle feste pasquali Terni ospita il più corposo e articolato cartellone di Black Music (nella sua accezione più vasta) a livello nazionale.
La scelta degli spazi è stata fatta in coerenza con i generi musicali e per fornire a questi gli ambienti più idonei. Nei club, quindi, il jazz, per recuperare la sua atmosfera storicamente più tipica; nel Santuario di San Francesco, luogo di preghiera e di ritrovo della comunità dei credenti, il gospel; nel CAOS, spazio di arte, produzione culturale e aggregazione, il blues, il soul ed i filoni più trasversali.
Infine, non è Umbria Jazz senza la marching band, sinonimo di festa, il cui “spazio” per definizione è la strada.
Complessivamente Umbria Jazz Spring offre una sessantina di eventi, per la gran parte a ingresso gratuito, con oltre cento artisti in cartellone.
Anche per i pochi concerti a pagamento (in pratica, quelli al teatro Secci) il prezzo del biglietto è molto ridotto, 10€ inclusa la prevendita. Nei club l’ingresso è gratuito con l’obbligo della consumazione. Precisa, in questo senso, la volontà della Fondazione Umbria Jazz, di concerto con le Istituzioni, di rendere il più accessibile possibile il festival.
Umbria Jazz Spring è promossa ed organizzata dalla Fondazione di Partecipazione Umbria Jazz con il sostegno della Regione Umbria e con il fondamentale contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni.
Si ringrazia la Diocesi di Terni, Narni, Amelia per aver aperto la chiesa al gospel, ed il Comune di Terni per aver concesso lo spazio CAOS.
Si ringraziano ERG e ALITALIA per il sostegno.
GLI ARTISTI DI UMBRIA JAZZ SPRING
I CLUB
DENA DE ROSE QUARTETTO
Dena De Rose si iscrive nella gloriosa tradizione delle pianiste/cantanti che hanno avuto un ruolo importante nella storia del jazz, da Shirley Horn, Carmen McRae e Betty Carter fino a Diana Krall. Coniuga misura e buon gusto con la versatilità, ed è l’ideale performer nella dimensione del jazz club. Musicalmente Dena De Rose è nata come pianista, e si è scoperta cantante dopo che una brutta malattia alla mano destra le aveva impedito di suonare il piano. In seguito però ha recuperato l’uso della mano ma non ha rinunciato a cantare. Semplicemente, ha unito i due talenti. Nella sua brillante carriera ha collaborato con luminari della scena del jazz newyorkese come Ray Brown, Benny Golson, Billy Hart, Clark Terry, Mark Murphy. Sei volte il Downbeat’s Critic’s Poll la ha nominata “Artist Deserving Wider Recognition”, e All About Jazz l’ha eletta “Jazz Artist of the Year” nel 2003.
Il suo quartetto di scena a Terni comprende due bravissimi musicisti italiani (Piero Odorici al sassofono e Paolo Benedettini al contrabbasso) ed il newyorkese Anthony Pinciotti alla batteria.
FLAVIO BOLTRO BBB TRIO
Nel trio BBB Flavio Boltro, uno dei più stimati trombettisti a livello europeo, riesce a compiere una sintesi virtuosa di atmosfere evocative e ritmi incalzanti, elettronica e swing, improvvisazione e groove. La formula scelta da Boltro, con Mauro Battisti al contrabbasso e Mattia Barbieri alla batteria, non prevede strumenti armonici come pianoforte o chitarra. Una formula difficile ma che permette maggiore libertà espressiva ed una più intensa interazione tra tromba e sezione ritmica per creare quello che Bosso definisce un “sound circolare”, di tipo contrappuntistico, in grado di mettere in evidenza tutta la forza dell’interplay. Il sound del trio, essenzialmente acustico, si arricchisce di colori psichedelici grazie all’uso moderato di effetti elettronici applicati alla tromba. Influenze afro, rock, folk, lo sguardo al jazz elettrico, ritmi urbani e dimensione cameristica, arricchiscono una musica che anche in questa varietà di riferimenti evidenzia la sua forte matrice contemporanea. BBB ha appena pubblicato “Spinning”, disco che ne documenta le peculiarità e l’identità artistica.
MODALITÀ TRIO
Nella “modalità trio” si esibiscono Nico Gori, Massimo Moriconi ed Ellade Bandini. Difficile, se si pensa al clarinetto, che il primo nome che viene in mente non sia quello di Nico Gori. Il musicista fiorentino si è espresso ai massimi livelli nelle situazioni musicali più varie – big band, orchestre sinfoniche e jazz band – sia come leader che come richiestissimo side-man, spaziando dalla musica classica al jazz, dal funky all’acid jazz. Si è esibito in teatri, club, festival, trasmissioni radio e televisive in tutto il mondo. Ha collaborato e collabora con musicisti come Tom Harrell, Lee Konitz, Enrico Rava, Stefano Bollani.
Nel suo primo album da leader “Groovin’ High” (2003) erano con lui Ellade Bandini e Massimo Moriconi che si ritrovano adesso nel trio che suona a Terni. Sono entrambi, Moriconi e Bandini, musicisti esperti, di lungo corso, che hanno attraversato per decenni le cronache del jazz e della canzone d’autore. Bandini è stato collaboratore storico di Guccini, Vecchioni, Mina, Edoardo Bennato, Fabrizio de André. Moriconi è un maestro del contrabbasso che il pubblico di Umbria Jazz conosce molto bene per averlo visto in moltissime edizioni in duo con Renato Sellani, ma si deve ricordare almeno il suo lungo sodalizio artistico con Mina.
DUET
In “Duet” Moriconi si esibisce con la cantante Emilia Zamuner, proclamata miglior giovane talento al Premio Vita Vita e vincitrice del concorso intitolato a Massimo Urbani. Più che una promessa, dunque, una musicista affermata che così spiega il suo rapporto con il canto jazz: “esprime in maniera completa il mio modo di essere”. La formula del duo voce-contrabbasso non è molto comune e promette atmosfere sonore intriganti.
STREET PARADES
FUNK OFF
Inutile presentare i Funk Off a chi frequenta Umbria Jazz. La street band toscana è diventata popolarissima con una formula originale e riconoscibile: superare il concetto di marching band della tradizione di New Orleans proponendo una musica trascinante e spettacolare, moderna e coinvolgente.
È così che i Funk Off sono diventati, da quando Umbria Jazz li ha presentati la prima volta, nel 2003, i beniamini del pubblico. Pensate a una musica in cui si affacciano echi di James Brown e Frank Zappa, fino al puro funk tipo Gorge Clinton. Il gruppo toscano è stato in pratica riproposto quasi tutti gli anni, sia a Perugia che a Orvieto e Terni, diventando un’attrazione fissa del festival. Stesso successo ha riscosso anche all’estero, da Melbourne a New York fino in Cina.
Il motivo di tanta popolarità è molto semplice: il gruppo è divertente e suona bene, ed il suo senso dello spettacolo, non meno delle innovazioni musicali, riesce a rivitalizzare un genere secolare come la marchin’ band che fa parte degli albori del jazz.
SANTUARIO DI SAN FRANCESCO
“GOSPEL AT ITS BEST”
VIRGINIA STATE GOSPEL CHOIR
È il coro che nel 1997, nel corso di un tour in Italia, cantò in Vaticano per il Papa assieme ad altri grandi artisti, tra i quali la leggenda del blues, B. B. King. Il coro fu fondato nel 1971 da Jackie Ruffin, ed il suo primo direttore fu Larry Bland. Nel 1977 uscì il primo disco, seguito dal secondo l’anno successivo. Già nei primi anni di attività il Virginia State Gospel Choir ha vinto moltissimo premi, prima che ne assumesse la guida, nei ‘90, James Holden Jr. Con lui il coro ha vinto il primo premio all’Annual National Black Music Caucus Gospel Choir Competition.
CAOS
LICAONES
Formazione d’area friulana ricca di verve ed ironia, i Licaones tornano alla ribalta a più di dieci anni dal loro disco “Licca-Lecca”, premiato dal pubblico con oltre 10.000 copie vendute. Il quartetto propone live il proprio progetto in stile acid jazz, in funambolico equilibrio tra blues, funky, atmosfere classicamente hammond, echi latini e soprattutto improvvisazione jazz.
Ai fiati, Francesco Bearzatti (sassofoni) e Mauro Ottolini (trombone), entrambi affermati protagonisti della recente scena del jazz italiano ed internazionale. I due sono creativi sperimentatori, compositori ed arrangiatori di grande estro ed abili galvanizzatori di platee. Nel quartetto trovano un’ideale quadratura con l’organista Oscar Marchioni ed il batterista Paolo Mappa.
Quel che conta nel progetto è soprattutto la vivacità che libera le più originali espressioni dei membri del gruppo, il tutto portato in scena tra divertissement, ritmi ballabili e di gran traino ma anche trovate tecniche mai superficiali.
THE NEW ORLEANS MYSTICS
The New Orleans Mystics si definiscono un versatile gruppo vocale che ha in repertorio una varietà di classici r&b, soul, disco, jazz, Motown, coprendo un periodo che va dagli anni ‘40 ad oggi. Sostenuti dalla loro band di accompagnamento riescono a mettere il proprio marchio su ogni canzone e renderla personale. L’intrattenimento è la principale vocazione dei Mystics, assieme alla duttilità ed al mestiere che permette loro di padroneggiare ogni tipo di spettacolo.
Formata negli anni settanta da due fratelli e altri amici la band si impose nei vari talent show scolastici e diventò ben presto popolare cantando gli hits dei Temptations, Dramatics, Chi-Lites e degli altri artisti che allora andavano per la maggiore.
Negli anni ha cambiato più volte formazione ma è rimasta sempre fedele alla identità musicale con cui debuttò quarant’anni fa.
ANAT COHEN TENTET
Strumento principe dei “re dello swing” (Benny Goodman, Woody Herman) ed ancora prima ineludibile coprotagonista delle polifonie dixieland, il clarinetto è stato un po’ trascurato nel jazz contemporaneo. Tra i clarinettisti moderni Anat Cohen, israeliana naturalizzata statunitense, gode di grandissima considerazione. Fraseggio fluido, suono splendido, grandissima cultura musicale (è anche una specialista della musica brasiliana), intonazione perfetta, tecnica da virtuosa, sono le maggiori doti della Cohen. Che, bisogna aggiungere, è anche sassofonista, compositrice di talento e bandleader. Per comprendere il suo ruolo nella scena del clarinetto jazz basta dire che la Jazz Journalists Association l’ha votata per nove volte clarinettista dell’anno e che è in testa alle classifiche del DownBeat, come clarinettista, dal 2011.
A Terni la Cohen arriva con il suo più recente progetto, il tentetto newyorkese che ha prodotto da poco “Happy Song”, un disco che spazia tra le diverse anime musicali della clarinettista.
ROOSEVELT COLLIER QUARTET
Il Jimi Hendrix della pedal steel guitar, e scusate se è poco. Così viene definito Roosevelt Collier, che con questo incredibile strumento, complesso, difficile da padroneggiare e con un suono affascinante, produce un mix incandescente di blues, rock e funky. Musicalmente, Collier è cresciuto negli ambienti del gospel, nella House of God Church a Perrine, in Florida. Lì ha fatto parte con altri parenti dei Lee Boys, una band molto nota e apprezzata soprattutto per le esibizioni live. Ha suonato con leggende del rock e del blues come Allman Brothers, Los Lobos, Buddy Guy ed è membro di Bokanté, supergruppo di world music nato da una costola degli Snarky Puppy. Proprio il leader di Snarky Puppy e Bokanté, Michael League, ha prodotto il suo disco di esordio, intitolato “Exit 16”, che Collier considera molto autobiografico: “parla di me – dice – di chi sono, da dove provengo”. Un artista innovativo, ma fortemente radicato nella tradizione popolare americana.
QUINTORIGO
I Quintorigo sono una delle band più originali affacciatesi sulla scena della musica italiana negli ultimi venti anni. Lo sono per la formazione (tre archi ed un sax) e lo sono soprattutto per saper sgusciare tra le strettoie dei generi codificati per approdare ad una musica libera e di difficile definizione. Qualunque sia stato il palcoscenico – Festival di Sanremo, Premio Tenco o concertone romano del Primo Maggio – era evidente a tutti che la band romagnola fosse qualcosa di diverso da tutto il resto. I binari su cui si muovono i Quintorigo, per loro stessa ammissione – sono tre: “eclettismo, contaminazione, sperimentazione”. Una identità artistica che i Quintorigo hanno tradotto in progetti molto interessanti, come quelli dedicati di volta in volta a Charles Mingus, Jimi Hendrix (con Eric Mingus), Frank Zappa (con Roberto Gatto). Tre scelte non casuali. Tre progetti, tra l’altro, che hanno trovato posto nei cartelloni di varie edizioni di Umbria Jazz, a Perugia o Orvieto.
THORNETTA DAVIS
Da Detroit arriva Thornetta Davis, che della Motor City è considerata l’indiscussa regina del blues, vincitrice di una trentina di Detroit Music Awards nelle categorie blues e rhythm ‘n’ blues.
L’area metropolitana di Detroit è una delle capitali americane del blues e del r&b. I suoi teatri e club hanno ospitato le più grandi interpreti di questa musica, da Ma Rainey a Bessie Smith; qui si era stabilito negli anni ‘40 John Lee Hooker; a Detroit nacquero la Motown Records ed il genere soul che da quella etichetta fu lanciato.
La Davis è erede di tutto questo patrimonio e nello stesso tempo, anche come songwriter, contribuisce a rivitalizzarlo. Nel corso della sua carriera ha aperto per gli show di Bonnie Raitt, Gladys Knight, Etta James, ed ha cantato con Kid Rock e Bob Seger. Una sua canzone è stata inclusa nella soundtrack della serie The Sopranos.