Comincia e finisce a Orvieto l’anno di Umbria Jazz. Un anno, il 2017, ricco di eventi e iniziative: il primo gennaio si era conclusa Umbria Jazz Winter # 24, ed il 28 dicembre prende il via l’edizione del venticinquesimo anniversario. In mezzo, in ordine cronologico:
* il concerto in Cina (25 febbraio) in occasione della visita di Stato del presidente Mattarella, affidato a Umbria Jazz: un recital pianistico di Rita Marcotulli;
* l’edizione zero di Umbria Jazz Spring a Terni (14 – 17 aprile);
* il concerto di Assisi (4 maggio) generosamente “donato” al festival da Pat Metheny, con il suo più recente quartetto, per raccogliere fondi per le popolazioni terremotate;
* il week end (1-2 luglio) organizzato a Norcia in piazza San Benedetto ad ingresso gratuito con, tra gli altri, Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana ed i Brand New Heavies;
* il festival estivo a Perugia (7 – 16 luglio);
* Umbria Jazz ha proseguito i suoi impegni in Cinacon il tour (9 -17 ottobre) di Karima dal titolo Close to You – le canzoni di Burt Bacharach rilette con un quartetto jazz – organizzato in collaborazione con MIBACT: in tutto, sei tappe a Pechino, Qingdao, Shanghai, Changsha e Jinan.
1993, IN UMBRIA L’INVERNO SI ADDICE AL JAZZ – NASCE A ORVIETO UN NUOVO FESTIVAL
Nell’inverno 1993 il panorama del jazz italiano si arricchì di un nuovo festival. E che festival! Dal 28 dicembre di quell’anno al 3 gennaio del 1994 andò in scena a Orvieto la prima edizione di Umbria Jazz Winter. La più famosa manifestazione italiana del settore, già allora una delle più importanti del mondo, aveva deciso di regalarsi una “sorellina” più giovane che delle edizioni estive a Perugia riprendeva alcune caratteristiche peculiari – prima tra tutte l’interazione con la città, la sua storia, le sue bellezze – ma se ne distingueva per una precisa personalità. Da un lato, Umbria Jazz Winter, che si svolgeva per ovvi motivi tutta in spazi chiusi e non molto grandi, poteva permettersi di proporre artisti e formule più ricercate, espressamente rivolte ai fan del jazz senza se e senza ma. Dall’altro, rispondeva alle esigenze del calendario: i festeggiamenti di fine anno comportavano anche una scelta artistica più ludica e votata all’intrattenimento.
Umbria Jazz d’inverno voleva essere dunque un appuntamento imperdibile per ascoltatori curiosi ed esperti e nello stesso tempo una serena vacanza in Umbria con una adeguata colonna sonora. L’equilibrio tra queste due anime è stato da subito il tratto identitario della nuova manifestazione, consolidato e affinato negli anni, assieme a un altro che ha dimostrato nel tempo di funzionare: quasi tutti gli artisti del cartellone sono residenti, e spesso si possono ascoltare nella stessa edizione con progetti diversi che ne restituiscono i diversi aspetti delle loro personalità. Non secondaria, infine, era nella nuova manifestazione la ricerca di un incrocio virtuoso con le eccellenze del territorio, sia dal punto di vista ambientale (i concerti si svolgono in luoghi simbolo del patrimonio storico-artistico di Orvieto) sia dal punto di vista enogastronomico, perché Orvieto è terra di ottima cucina ed eccellenti vini. Il successo premiò subito l’esordiente festival, che era certamente una scommessa, ma una scommessa meditata.
Nel 1993, edizione estiva, Umbria Jazz aveva festeggiato i suoi primi venti anni di vita, e lo aveva fatto con una edizione che tornava all’antico e che riscosse un clamoroso successo. Tranne il secondo week end fisso a Perugia, il festival si svolse con la formula itinerante degli anni settanta: ogni sera in una città diversa, e l’ingresso era gratuito. Inoltre, dopo alcuni eventi di grande impatto comunicativo, come la performance di Sting allo stadio Curi di Perugia (1987) o il concerto gospel dei cento cantanti di New Orleans nella Basilica di San Francesco ad Assisi (1998), entravano come finanziatori grandi aziende che operavano nel mercato mondiale. Sull’onda di questa crescita Umbria Jazz pensò di raddoppiare con un nuovo festival in un periodo dell’anno interessante ma privo di eventi di quel genere. Orvieto, che oltretutto copriva un’area importante dell’Umbria, parve la città giusta, anche per il grande interesse dimostrato subito dalle istituzioni.
Sono passati venticinque anni da allora, e scorrendo i cartelloni si può comprendere quanta musica di qualità sia risuonata sulla Rupe, con una sottolineatura per il jazz italiano che a Orvieto ha potuto disporre di un palcoscenico attento e di assoluto rilievo internazionale. La Fondazione Umbria Jazz è grata a tutti coloro che hanno reso possibile questa bella avventura: Regione Umbria, Comune di Orvieto, Associazione TeMa, sponsor privati, Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. Un ringraziamento speciale alla Diocesi di Orvieto-Todi per aver accolto i cori gospel e reso possibile il loro canto nel magnifico Duomo, e averne recepito il messaggio di spiritualità e di fratellanza che va oltre le differenze di lingua, culture, storie. Grazie soprattutto agli orvietani e alla città tutta, perché a Orvieto Umbria Jazz ha trovato un ambiente ospitale e partecipativo.
Buon compleanno, Umbria Jazz Winter!!!