Robert Johnson

Robert Johnson

Robert Johnson: Love in Vain, oltre ad essere il titolo di uno dei suoi brani più famosi reso tale dalla versione dei Rolling Stones, è uno studio profondo e il racconto mitologico della sua vita, della leggenda e del mistero. Questo libro di Alan Greenberg è ampiamente considerato una delle opere più significative sulla vita e dell’eredità musicale del leggendario menestrello blues.

Di Robert Johnson conosciamo la stupefacente tecnica chitarristica, basata sul fingerpicking, tuttora massima espressione del delta blues; le evocazioni generate dalla sua voce e le sue complesse strutture chitarristiche; il contenuto dei suoi testi improvvisati. Contribuirono alla sua oscura leggenda i racconti dei vari musicisti che lo conobbero e che riferiscono della sua originaria scarsa capacità con la chitarra: in base a questi racconti, Johnson scomparve dopo la morte della moglie per poi riapparire, l’anno successivo, dotato di una bravura e di un’espressività tali da lasciare tutti allibiti.

Altri aneddoti tramandano di come Johnson fosse capace di riprodurre nota per nota qualsiasi melodia ascoltasse. Il 16 agosto 1938, Robert Johnson muore a Greenwood, Mississippi.  Le testimonianze di Sonny Boy Williamson II e David Honeyboy Edwards attestano che la notte del 13 agosto 1938 Robert Johnson si trovava a suonare con loro al Three Forks, un locale a 15 miglia da Greenwood nel quale i tre suonavano ogni sabato sera.

Era risaputo che Johnson avesse una storia con la moglie del gestore del locale, il quale ne era consapevole pur continuando a ingaggiarlo lo stesso. Durante la serata, complici l’alcol e l’atmosfera di grande eccitazione, gli atteggiamenti dei due furono talmente spudorati da scatenare la rabbia del barman. Quando durante una pausa venne passata a Robert una bottiglia da mezza pinta di whisky senza tappo, Sonny Boy gliela fece cadere di mano, avvertendolo che non era prudente bere da una bottiglia aperta.

Ma Robert Johnson si infuriò e bevve con stizza la successiva bottiglia, ugualmente passatagli già stappata.

Poco dopo risultò evidente che Johnson non era più in condizione di suonare, al punto che lasciò la chitarra e si alzò per andare via, in stato confusionale. Fu accompagnato a casa di un amico, dove dopo poche ore iniziò a delirare – si trattava dei primi segni di avvelenamento.

Qui morì il martedì successivo, dopo due giorni di agonia senza nessun soccorso. La vera tomba di Robert Johnson non è ancora ufficialmente definita, nei dintorni di Greenwood ci sono ben tre pietre tombali con il nome di Robert Johnson inciso sopra. Oltre che per i Rolling Stones Robert Johnson è stato profondamente studiato anche Eric Clapton che gli ha dedicato diversi tributi musicali.

2012 • Autore Alan Greenberg
Prefazione di Martin Scorsese
Introduzione di Stanley Crouch

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